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Cultura, agroindustria e tessile/abbigliamento: C.A.T.


Il progetto C.A.T. è volto a supportare scambi culturali e processi di internazionalizzazione fra imprese che operano nel settore tessile abbigliamento e agroalimentare fra Italia e Grecia al fine di promuovere lo sviluppo di accordi di cooperazione duraturi.

La Piccola e Media Impresa gioca un ruolo fondamentale nel rilanciare l'economia locale quando queste hanno come obiettivi di ampio respiro: innovazione tecnologica e processi di internazionalizzazione.

L'obiettivo generale del progetto C.A.T. è lo sviluppo fra Italia e Grecia (Provincia di Bari e Isole Joniche) di interventi comuni per l'integrazione e la valorizzazione del patrimonio culturale quale chiave di lettura per uno sviluppo di partnership e accordi commerciali partendo dai settori Agroalimentare e Tessile Abbigliamento.

Il fine ultimo è infatti quello di facilitare la nascita e la crescita di processi e progetti integrati di sviluppo locale di qualità, fondati sulla valorizzazione degli scambi culturali sostenibili attraverso percorsi di avviamento delle partnership commerciali in particolare fra imprese della Provincia di Bari e delle Isole Joniche.

La strategia per conseguire tale obiettivo si fonda sulla promozione di partenariati locali, fra amministratori, attori economici pubblici e privati, rappresentanti del mondo culturale ed imprenditoriale. Il punto centrale è quello di perseguire la valorizzazione del potenziale economico e del patrimonio culturale che i due Paesi transfrontalieri sono in grado di esprimere, mediante lo sviluppo di reti e di attività economiche specializzate nelle filiere innanzi descritte e che hanno una naturale ricaduta sui flussi turistici.

Il progetto si propone di realizzare una serie di azioni che possano garantire alle imprese della provincia di Bari un alto grado di riconoscibilità ed un approccio diretto con il mercato della Grecia consentendo loro di cogliere le opportunità di cooperazione economica con la controparte greca.

Obiettivo del progetto è pertanto quello di incentivare gli imprenditori della provincia di Bari alla realizzazione di accordi di cooperazione siano esse produttive, tecnologiche e commerciali e alla eventuale creazione di joint-ventures, con imprese greche.

Soggetti promotori e proponenti sono rispettivamente la Camera di Commercio di Corfù e la Confapi Provincia di Bari - Consorzio PRO API; partener Confartigianato - Conart, Associazione culturale Italo Greca - Il Canto delle MuseAssociazione, Camera di Commercio di Corfù, Camera di Commercio di Bari.
La CONFAPI BARI, insieme a COLDIRETTI BARI e CONFARTIGIANATO BARI ha firmato un Accordo Volontario Quadro per la valorizzazione e la promozione della filiera dei combustibili liquidi e solidi.

Un'esigenza che nasce dalla questione energetica di attualità fin dai tempi dei primi shock petroliferi, periodicamente rinverdita in occasione di black out, risalite dei prezzi del greggio, guerre.

L'utilizzazione del vento o del sole si rivela non più così costosa e quindi proibitiva come lo era quando i carburanti fossili erano più a buon mercato e si aprono così opportunità di lavoro ed affari anche per i produttori di tecnologie e di energia alternativa.

Anche l'utilizzazione delle biomasse e delle eccedenze produttive in agricoltura acquista una praticabilità concreta ed immediata.

La varietà di opportunità e l'incertezza degli sviluppi possibili impone di approcciare il problema finalmente nel modo che originariamente doveva essere prescelto: liberalizzare l'intero settore e lasciare che tutti operino liberamente in modo che prevalga il fornitore che pro tempore possa fornire l'energia al rapporto qualità-prezzo più promettente.

E' impensabile ad esempio sostenere ancora il quasi-monopolio Enel nella produzione di energia elettrica; né deve consentirsi la sostituzione di un monopolio privato a quello pubblico o la costituzione di un oligopolio. Il Libro Verde della Commissione "verso una strategia europea di sicurezza dell'approvvigionamento energetico" evidenza che le importazioni di energia rappresentano il 6% delle importazioni totali e che la dipendenza energetica dell'Unione europea dall'estero è in continuo aumento, comportando rischi economici, sociali, ecologici e fisici per l'intera Unione Europea.

E' nella stessa misura folle continuare a favorire l'esclusività dell'uso del petrolio nell'autotrazione laddove è possibile liberare il mercato agricolo dalle produzioni più economiche riversandole (profittevolmente per i produttori agricoli) verso la produzione di gasolio o etanolo vegetali.

Oggi il prezzo del biodiesel (cioè il gasolio prodotto con l'uso esclusivo di oli vegetali) sul mercato libero è ben più basso di quello che gli automobilisti pagano al distributore di carburante ma, nei fatti, non si commercializza perchè diviene eccessivamente oneroso se gli si applica la stessa fiscalità che si applica al gasolio tradizionale.

Risultato è che si rende artificiosamente oneroso questo prodotto realizzato da molte piccole imprese, anche meridionali, che invece in altri Stati (cito per mero esempio la Germania e l'Austria) assieme al tradizionale diesel può acquistarsi anche il biodiesel risparmiando dai dieci ai venti centesimi per litro.

Inoltre il carburante vegetale è ecologicamente sano: non ha produzione di particolato così tanto dannoso specie nelle grandi città, e non contribuisce all'effetto serra in quanto rimette nell'ecosistema un calore ricevuto dal sole in tempi recenti; proprio per queste ragioni nelle giornate di blocco del traffico potrebbe consentirsi l'uso di mezzi a biodiesel che non hanno alcuna emissione nociva.

Ma il vantaggio più grande sta nell'effetto economico e sociale; infatti la utilizzazione di questo carburante consente di raggiungere obiettivi che oggi appaiono chimerici: commercializzare derrate agricole diversamente non assorbibili, mettere a cultura terreni diversamente abbandonati, dare lavoro a legioni di disoccupati, dare sbocchi economici alle produzioni di nazioni e popolazioni (come quelle africane) al limite della sopravvivenza.

Peraltro la necessità di avviare parte significative delle produzioni agricole verso utilizzazioni non alimentari è ormai di vitale necessità per consentire la remuneratività del lavoro agricolo specie per quelle collettività che non possono dedicarsi ad altro, e per dare sbocchi allo sviluppo delle tecniche agronomiche che ineluttabilmente non possono non puntare all'aumento delle quantità prodotte e delle superfici coltivate.

L'agricoltura pugliese è il prototipo di questa problematica che ha però dimensione mondiale e che si aggraverà in modo letale con l'arrivo delle produzioni dei paesi a bassissimo costo del lavoro. Oltre alla concorrenza spagnola, greca, albanese ecc. è in arrivo quella indiana, cinese, africana, slava che gode di una differenza di costi semplicemente mortale per la nostra agricoltura.

Pertanto il carburante vegetale, oltre ad essere un'opportunità ambientale, un promettente settore economico, rimane una necessità per il sostentamento dell'attuale equilibrio socio-economico delle nostre contrade. Non bisogna dimenticare che con la firma l'11 dicembre 1997 del protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici l'Unione Europea si è impegnata ad una riduzione dell'8% delle emissioni dei gas di serra al 2010, rispetto ai livelli del 1999 (per l'Italia la riduzione è del 6.5%).

Inoltre il Libro Bianco della Commissione "Energia per il futuro: le fonti energetiche rinnovabili" evidenzia che le fonti energetiche rinnovabili possono contribuire a ridurre la dipendenza dalle importazioni di energia ed a migliorare la sicurezza dell'approvvigionamento determinando prevedibili effetti positivi in termini di emissioni di CO2 e di occupazione.

Considerando tali importanti premesse, la Confapi di Bari si è impegnata a promuovere meccanismi e strumenti di informazione atti a creare condizioni favorevoli allo sviluppo del progetto biocombustibili, bioetanolo/ETBE e biodiesel.

Dove siamo

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